ISTITUTI COMPRENSIVI.INDICAZIONI NAZIONALI

di | 8 Ottobre 2012

Progettare in continuità

Una buona scelta ma i ritardi del ministero e le norme finanziarie non aiutano

L’ istituzione di istituti comprensivi ha generato positive esperienze laddove le intese sono nate dalla definizione di progetti culturali condivisi tra scuola e scuola e  tra queste ed il tessuto culturale, produttivo e sociale di un territorio. L’assenza di tale presupposto, sostituito da un mero obiettivo finanziario non è condizione sufficientemente garantista dei risultati dell’azione educativa  ed organizzativa  in termini qualitativi. Non certamente a questa missione corrispondono le scelte compiute recentemente dal MIUR in ordine alla necessità di porre fine al biennio  di sperimentale armonizzazione  delle Indicazioni Nazionali, che afferivano al modello di scuola delineato dal decreto legislativo 59/2004 ed alle Indicazioni per il curricolo collegate al modello   di riorganizzazione del ciclo secondo il decreto 31/7/2007.
In data 5 settembre 2012, nonostante il percorso di approvazione delle revisionate indicazioni non fosse ancora completamente concluso con l’approvazione da parte del Consiglio di Stato e con la pubblicazione attraverso un decreto apposito, il MIUR ha ritenuto di inviare alle scuole i nuovi testi, senza prevedere alcuna  misura di accompagnamento.  Si apre così nelle scuole un altro punto interrogativo. Cosa farne?
Non  neghiamo che, se ben condotta e fondata l’operazione di far coincidere nella tempistica e negli obiettivi la riorganizzazione della rete scolastica, sebbene su principi che la Corte Costituzionale   ha riconosciuto come “viziati” e la revisione delle Indicazioni  programmatiche” avrebbe potuto generare  qualche positivo risultato.
Dal punto di vista del curricolo verticale la UIL reputa utile l’esperienza degli istituti comprensivi,  per favorire il raccordo ordinamentale tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado è necessario   un collegio dei docenti che si riconosca in una identità unitaria, la conoscenza reciproca tra i diversi   componenti, la capacità di collaborare, filtrando le differenze e trasformandole in risorse, organizzative, logistiche, strumentali e professionali, da mettere a punto  insieme.
Questo in fondo significa elaborare ed adottare un Piano dell’Offerta Formativa che tenga conto delle disponibilità e delle esigenze di tutti, studenti, insegnanti, genitori, territorio. Un Piano che, nel caso degli istituti verticali, come dei curricula in continuità  dovrebbe essere in condizione di  raccordarsi anche con il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado,  sia perché  ciò  è  predicato dall’innalzamento dell’obbligo di istruzione da otto a dieci anni,  sia perché dovrebbe essere praticato come strumento di qualificazione dei percorsi, di lotta all’abbandono ed alla dispersione e come condizione che favorisca il passaggio dall’un grado all’altro del sistema di istruzione, e da questo al mercato del lavoro, attraverso il sostegno ad azioni positive verso l’apprendimento lungo l’intero arco della vita.
E’ per spirito di servizio che pubblichiamo, anche se con le richiamate perplessità, le Indicazioni nazionali per il curricolo.